Intro

Ciao,
di mestiere faccio altro, però da qualche tempo ho ripreso (dopo una quindicina d'anni) una mia vecchia passione: il disegno. Strada facendo ci ho preso gusto, sono andato a riprendermi i vecchi lavori sepolti in soffitta, per rivederli, valutarli e rigiudicarmi (all'epoca non mi considerai all'altezza, ma in quegli anni speravo che il disegno potesse diventare per me un impegno fisso e duraturo). Poi ho preso e ho fotografato tutto, anche le cose che mi piacciono di meno e ho deciso di inserirle su questo blog, un po' per sentire cosa ne pensate dei miei lavori, un po' perchè vorrei capire nel XXI° sec. quanto spazio c'è rimasto, tra comunicazione e mercato, per un confronto, una riflessione sul rapporto tra noi e l'arte. Un'arte imitazione della natura, un'arte che fino al '600/'700 era soprattutto studio, ricerca, scoperta (Leonardo quasi lo schifava di saper disegnare divinamente, nel senso che la bravura nel disegno era semplicemente funzionale ai suoi studi, ai suoi progetti, alle sue ricerche). Poi l'arte è diventata via via riflessione interiore, ricerca introspettiva, autoanalisi, espressione, finendo per chiudersi (così la vedo io) in un ghetto, o se preferite in un settore: l'arte che si trasforma così in semplice "argomento", come la politica, lo sport, la chimica, l'enigmistica. Argomenti per addetti ai lavori, mentre prima l'arte era messaggio, esposizione, fruizione per il libero accesso (il Rinascimento praticamente lo hanno fatto nelle chiese). Voi cosa ne pensate?

3 commenti:

ilkainarka ha detto...

Ri-guardo ora la galleria dei tuoi lavori, con la calma che la notte, la costipazione e il non dovermi alzare domani in Antelucania mi consentono.
Nei carboncini e matite di quest'ultima estate vedo una felicissima mano, che cerca di tenere insieme il cupo, il solare, l'insondabilità della natura e la perfezione costruita, voluta e quasi fumetistica dell'abitato, della casa, del muro: che sia un tentare di sanare, e insieme sottolineare, la contraddizione del puro esistere rispetto allo sforzo di "abitare" (per così dire) l'esistente? C'è un volto (donna con orecchino che si volta a guardare) del 06-08, tratteggiato per linee nervose e spezzate che riassume quella contraddizione: è plastica la figura, sciolta, naturale, ma nello sguardo comprime lo sforzo dell'esserci (lo sforzo di esistere e di abitare l'esistente, appunto). La natura si impone, in prima vista. Ma cela qualcosa. Qualcosa di non rassicurante. E quando le case s'insediano nel paesaggio scoppia il contrasto: là una sorta di vita spontanea, "vera", qui - nel manufatto umano - la ridicola pretesa di ordinare il caos, la forza primigenia, l'armonia, anche se cupa a volte, che viene spezzata dal dato riconducibile all'uomo. Dell'essere umano compare infatti la mano, che è il mezzo del costruire, lo strumento del fare che innesta cose nella natura. I volti - quel Jim Morrison e ancor più il vecchio scapigliatamente quasi calvo - sono la fotografia di questo "volerci essere", che nel caso del Jim Morrison mi pare un tentativo del ragazzino di copiare, mente nel caso del vecchio è dichiarazione di impotenza a copiare: "è tutto finito, non può esistere copia del vero": mi pare questo il messaggio che esca da quel volto senile.
Le donne, le vulve del '93 contenevano già questo lato di dichiarata impotenza a copiare: "il vero è altrove, qui c'è solo finzione, che sa di fumetto, di copia della copia" (e invece il tratto è fine, rigoroso, pulito... e l'albero senza foglie è la summa di questo spleen esietenziale: nei rami secchi, laddove la natura è morta rimanendo natura, c'è il più preciso dettaglio! Nei volti, invece, la ribellione alla morte emerge improvvisa, non in tutti, a fiotti improvvisi, come nel volto di uomo subito dopo l'albero morto, o come nel quarto ritratto dopo questo uomo: una donna che si tiene il collo del maglione sul mento e mi guarda e mi dice che forse ce la posso fare a capire qualcosa di quel che mi sta intorno; la terza figura dopo questa mi dice che chi ce l'ha fatta può morire e io ne sono quasi atterrito; dopo di lei c'è una Venere, che è talmente piena di vita che il suo bordo deve essere tratteggiato a forza, marcato di nero profondo, solco divisorio che impedisca a me di avvicinarla e a lei di perdere il suo flusso vitale a beneficio del mondo; la donna che la segue ha invece attraversato il mondo e non le rimanre altro che se stessa: abitare il mondo sarebbe superfluo, non ha più nulla da dire quel che sta là fuori; la seconda donna dopo di questa ha da offrire se stessa al mondo prima che arrivi la mano del costruttore di senso a inquinare l'esistente: questa è una dichiarazione d'amore per la vita prima che l'uomo la contamini).L'uomo contaminato è quel fascio di muscoli che poggia il gomito sulla coscia e sembra riflettere: delineato, circoscritto, avanzante o pugnante: è sforzo, tensione, esibizione forse manieristica di sè. Sono i colori che poi mi dicono che l'uomo senza dubbio è violenza, esplosione, nonsenso, vertigine fine a se stessa: carni rosse, cuori pulsanti, membra esplosive ed esplose: un campionario di violenti tentativi, che solo il quadro anatomico ricompone: l'astrazione della tavola anatomica che corteggia il rigor mortis placa la sete insensata e smisurata e caotica.

il Pelle ha detto...

Wow, senza parole (le hai usate tutte tu :-)

il Pelle ha detto...

I tuoi disegni si guardano volentieri e non c'è bisogno di chiedersi: "cosa rappresentano": sono chiari.
BobDove 11-10-08
Frase epigrammatica, autoconclusiva, bastante a se' stessa: OTTIMA!!! (lo sarebbe stata anche in caso di giudizio negativo). Grazie anche a te, BobDove, per il tempo dedicato a questo blog. Lasciami dire, però, che Picasso non è diventato Picasso per aver tracciato semplici linee. In ogni caso in un mondo dove tutti disegnano curve, il primo che segna una linea entra nella storia. La contestualizzazione dell'arte moderna credo ne costituisca insieme grandezza e limite. Oggi anche un canebau può diventare celebrato artista, però l'artista di valore rischia di passare inosservato. Io ho smesso (di cercare di prendermi sul serio, tantissimi anni fa) quasi subito perchè oltre a non essere di valore, ho scoperto di non esserlo nemmeno davvero, artista, però intorno a me c'erano parecchi ciarlatani che ci davano dentro. Tutto sommato le stesse cose che possiamo osservare attorno a noi, nel lavoro, in politica, nella vita...